L'ARTE FIGURATIVA DI GIANFRANCO BREBBIA NEGLI ANNI SETTANTA
Pochi anni prima della sua scomparsa, Brebbia si dedicò alla pittura. Tra il 1970 e il 1971 realizzò sei quadri che furono donati dalla moglie Adele alla figlia Giovanna, dopo la scomparsa del padre.
I quadri furono conservati dalla figlia Giovanna, senza mai esporli. Erano opere che Brebbia amava molto, scelte tra altre opere che lui stesso regalò ad amici. Questi sei quadri erano appesi ai muri della sua abitazione, per poterli ammirare, giornalmente.
Le sei opere sono state analizzate da Emilio Ghiggini, gallerista di Varese. La Galleria Ghiggini, era gestita negli anni Settanta dai genitori di Emilio. Brebbia affidò a quest’ultimi, nei primi anni Settanta, le sue opere per l’incorniciamento.
I quadri sono datati e firmati da Brebbia sul retro, eccetto uno che presenta la firma sul lato anteriore.
La tecnica usata è principalmente quella del collage, tecnica peraltro molto utilizzata nella
Pop Art.
I materiali utilizzati da Brebbia erano cartone e cartoncini riciclati, al quale applicava lastre di metallo, resine trasparenti, smalti colorati e fogli di carta vetrata.
Le foto dei quadri, che seguono, sono state effettuate da Emilio Ghiggini, e comprendono anche il lato posteriore delle opere, che documenta la data e la firma dell’Autore.
In due quadri, Brebbia utilizzò cartoncini riciclati da materiali di promozione di manifestazioni artistiche dell’epoca.
I quadri non hanno titolo e sono stati numerati, al momento dell’analisi, dal gallerista Ghiggini.