LA MACCHINA CINEMATOGRAFICA COME ESTENSIONE DEL PROPRIO CORPO

Quanto più è incisiva la sensibilità di un apparecchio registratore, tanto più il registrato sarà fedele. A questo punto, si tratta di riuscire ad impressionare una data cosa ed essere in grado di trasmetterla con il massimo della precisione. Qui subentra il terzo fattore: il tecnico, l’artista. Quanto più il suo grado di capacità è elevato, tanto più la raccolta del materiale sarà sufficiente. Però non basta tale qualificazione, in quanto esistono altri fattori complementari, dai quali può essere compromesso ciò che già era stato eseguito.

Il mestiere è quindi indispensabile all’esecuzione del film.

La macchina cinematografica come estensione del proprio corpo.

Quando muoviamo un braccio, lo moviamo istintivamente, non occorre programmare tale movimento. In questo modo, il motore della cinecamera si mette in moto: i diaframmi si muovono, si intercambiano gli obbiettivi e si passa sul registrabile.

Uomo/macchina.

Cervello, occhio, mani, sincronizzati fra loro.

Questa è la cinematografia.

La cinematografia sperimentale, è quella cosa che, arrivata già alla perfezione classica, vuole indagare più in là, magari verso l’impossibile, l’incognito; a volte nella sua instabilità, tocca e trascrive soluzioni che verranno poi prese e incasellate negli scaffali del classicismo. Tale fenomeno avviene senza che lo spettatore se ne accorga; questi va al cinema e normalmente assiste ad uno spettacolo a suo parere consueto. Però se contemporaneamente gli venisse proiettato in parallelo qualsiasi altro film di cinque anni addietro, lo stesso spettatore, sarebbe in grado di constatare che il cinema avanza.

Quindi il cinema UNDERGROUND o CINEMA D’AVANGUARDIA, oggi è il pioniere del cinema del futuro.

Si giustifica l’indisponibilità di certi spettatori sottoposti a questo tipo di spettacolo, soprattutto durante le prime dieci ore di visione. Gradatamente ci si abitua nella stessa misura in cui il film-maker arriva ad essere in grado di usare la cinecamera come estensione del proprio corpo.

Vorrei giungere a vedere un pubblico critico al punto tale d’imputare il cinema underground, di timidezza.

Saremo già nell’anno 2000.

Gianfranco Brebbia

[1] Il documento è stato donato da Paolo Zanzi alla scrivente nel novembre 2014.

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